Come funzionano i ricatti su Facebook? Cosa avviene concretamente quando si verifica un ricatto su Facebook Messenger, o più in generale un ricatto on-line?
Il punto di partenza è la piattaforma Facebook. Ognuno di noi ha un account Facebook, collegato ad una serie di amici e giornalmente popolato con un feed di notizie che provengono dai nostri contatti. Inevitabilmente, nel corso del tempo, si ricevono decine di richieste di amicizia, da persone che si conoscono nella vita reale, ma anche da contatti comuni, che colgono l’occasione per avvicinarsi a noi.
La sextorsion inizia con il profilo di una bellissima ragazza, di una modella, di un’attrice o comunque di una donna dal gradevolissimo aspetto, che ci chiede l’amicizia. A volte il profilo Facebook della nostra interlocutrice è stato appena creato, ci sono poche foto a disposizione e scarne informazioni, e dunque appare da subito strano, o quantomeno insolito.
Altre volte invece il profilo è perfettamente convincente, si tratta di una persona iscritta da anni su Facebook, che ha una sua attività social costante e del tutto credibile.
Una volta accettata la richiesta di amicizia, la persona inizia a mettere like alle foto del proprio profilo, magari aggiungendo qualche commento amichevole e ringraziando per essere entrati in contatto. Non passa molto tempo che la nostra nuova amica ci scrive attraverso il sistema di messaggistica privata di Facebook, Facebook Messenger.
E qui entra in gioco l’abilità di questi criminali: oltre ad essere bellissima, o certamente molto attraente, la ragazza è estremamente simpatica, molto accattivante, e capace di mettere a proprio agio l’interlocutore, scambiando delle piccole informazioni sui propri studi o sul proprio lavoro.
Si tratta di personalità gradevoli e amichevoli, che in poco tempo interessano l’interlocutore, lo fanno tranquillizzare, convincendolo di aver appena fatto amicizia con una persona del tutto innocua.
Poi, il comportamento della ragazza conosce un’evoluzione: prendendo a pretesto un qualsiasi argomento, guardando le foto del proprio profilo o parlando di relazioni avute con i propri ex, l’interlocutore sposta la discussione sull’aspetto sentimentale e relazionale. Le ragazze affermano di essere state appena lasciate, di essere da sole e desolate, e procedono in maniera abbastanza rapida a proporre degli incontri sessuali virtuali.
Facendo un sapiente uso di parole, di immagini, di faccine che ridono, la ragazza eccita il proprio interlocutore e lo convince che vi sia un profondo e irrefrenabile interesse sessuale per lui. Molto spesso queste ragazze, o chi fa finta di esserlo, comincia ad inviare del materiale intimo, certamente accattivante, e che stuzzica la libido dell’utente.
Si svolge insieme una chat sexy, in cui si condividono dei dettagli personali, si fa del sesso virtuale, e si immaginano delle situazioni, anche pornografiche, che si vivono insieme con la propria fantasia. Dopo questa prima fase, la ragazza propone però una videochiamata.
Nel corso di questo contatto video, la ragazza si spoglia e chiede al proprio partner di fare altrettanto: in questo modo la ricattatrice scatta delle foto o addirittura registra il video del proprio interlocutore mentre è nudo e intento in atti intimi.
Non appena è entrata in possesso del materiale necessario a compromettere la reputazione della vittima, il tono cambia immediatamente.
La ragazza afferma di essere in possesso della registrazione della chiamata e chiede immediatamente del denaro. Con un tono minaccioso, e promettendo di distruggere completamente la propria reputazione, si chiedono delle cifre che possono andare dai €250 ai €10.000 tramite piattaforme di pagamento varie: Moneygram, bonifico o vaglia postale.
Comincia così una richiesta serrata di questo denaro: le minacce proseguono, le promesse di distruzione della propria vita personale si sprecano, e la vittima inizia a subire una pressione psicologica enorme.
Da un lato c’è la vergogna di essersi fatti incastrare, il senso di colpa di essere caduti all’interno di un raggiro che, con il senno di poi, era perfettamente evitabile. Inoltre, soprattutto per persone con una certa reputazione, con una famiglia o professionisti, si staglia l’immagine della completa distruzione della propria vita familiare o professionale.
Le ragazze fanno utilizzo, almeno nel 40% dei casi, anche di una tecnica basata sul suscitare pietà. Si dice che i soldi servono per la propria madre malata di cancro, per la sorellina che sta morendo, per una situazione di disastro economico che sta affrontando. Questo serve ad unire alla vergogna e alla paura per la propria sorte, una di quelle richieste di aiuto alle quali sarebbe brutto dire di no.
Inoltre, queste ragazze sono solite fare uno screenshot del nostro elenco di amici, o dei nostri contatti, e inoltrarcelo su Facebook Messenger. In questo modo ci fanno capire di essere pronte, in ogni momento, a condividere il materiale compromettente con i nostri contatti. Sembra sempre che il ricattatore stia per premere il tasto, e distruggere la nostra vita.
Messi alle strette, le vittime vengono spinte a pagare. Nel momento in cui una vittima paga, però, il meccanismo estorsivo non si ferma per niente. Anzi, procede peggio di prima. Adesso che questa persona è perfettamente consapevole di trovarsi di fronte ad un uomo che paga, le richieste di denaro diventano ancora più esose ed insistenti.
La vittima si trova così in una situazione di ricatto sessuale on-line, che genera una prostrazione personale elevata. E sono costretti a continuare nei pagamenti, per evitare che il materiale compromettente possa distruggerli.
Nel momento in cui la vittima dovesse rifiutarsi di eseguire ulteriori pagamenti, che addirittura avesse il coraggio di bloccare il contatto per uscire da questa situazione, i criminali informatici non mollano la presa tanto facilmente.
Parte infatti la pubblicazione del materiale compromettente su internet: in realtà il materiale non viene condiviso, come di solito viene minacciato, alla propria rete di contatti. Questo non per un particolare senso di pietà da parte dei criminali, ma perché si tratterebbe di un’operazione troppo complessa per essere effettuata su vasta scala.
I criminali provvedono piuttosto a pubblicare il materiale lesivo della propria reputazione su internet. La prima scelta è certamente YouTube, ma ci sono altre piattaforme di video alternative, come Dailymotion.com o Vimeo.com, che fanno al caso dei ricattatori.
E se queste tre piattaforme non bastassero, esistono decine di siti, prevalentemente cinesi o russi, su cui si può pubblicare qualsiasi tipo di contenuto senza controlli. Una volta che il materiale è stato pubblicato, ed è stato collegato al nome o cognome della vittima, basta una semplice ricerca su internet per vedere la propria reputazione devastata. Il proprio nome viene collegato a del materiale pornografico estremamente grave, e la propria immagine digitale è distrutta.
A questo punto i criminali informatici, anche attraverso degli altri account, provvedono a ricontattare la vittima e a dimostrare quanto hanno compiuto. Dopo un’azione tanto devastante per la propria reputazione, la loro richiesta è di continuare a pagare ulteriori cifre, sempre più alte, per rimuovere il materiale da internet, per cancellare i video pubblicati.
In altre parole, quello che non è stato ottenuto in una prima fase, può essere ottenuto in una seconda, tramite la pubblicazione su piattaforme praticamente imprendibili che compromettono irrimediabilmente la reputazione della vittima.
A questo punto, è difficile che una persona, completamente sola, possa risolvere la situazione : è necessario intervenire sia con una denuncia alla polizia postale, che deve essere informata di quanto sta accadendo, sia attraverso consulenti specializzati nella protezione della reputazione on-line e in attività atte a disinnescare questo meccanismo.